
Da qualche settimana si vocifera che il bestseller I leoni di Sicilia edito da Edizioni Nord, potrebbe diventare ben presto una serie televisiva. L’autrice Stefania Auci, che di mestiere fa l’insegnante oltre che la scrittrice – ha all’attivo diversi romanzi sentimentali per HarperCollins ed un romanzo storico edito da Baldini e Castoldi dal titolo Florence – è volata a Los Angeles per partecipare a un’iniziativa volta a promuovere il potenziale della narrativa italiana. L’argomento? I romanzi italiani adattabili per il piccolo schermo.
A giudicare dal record di vendite, il romanzo dell’autrice siciliana piace e pure tanto. Quest’estate ha battuto la concorrenza di maestri del calibro di Andrea Camilleri attestandosi per mesi al primo posto delle classifiche. E con la trasposizione in tv ha ottime possibilità di aumentare ulteriormente i suoi consensi. Dopo L’amica geniale, bestseller di Elena Ferrante, trasformato in serie tv grazie alla collaborazione tra Rai Fiction e l’americana HBO, ancora una volta la narrativa italiana esporta e conquista con il suo “caso editoriale” del momento.
Ma capiamo meglio di cosa si tratta e come mai piace così tanto.
I leoni di Sicilia è il primo di un dittico che ripercorre l’ascesa della famiglia Florio, iniziata nel 1799, quando i due fratelli Paolo e Ignazio si trasferiscono da Bagnara Calabra a Palermo, a seguito di un disastroso terremoto. Trasportando merci e commerciando in quella che all’inizio è solo una piccola botteguccia di spezie riescono a creare un vero e proprio impero mentre sullo sfondo si succedono i moti rivoluzionari che porteranno all’Unità d’Italia.

Vincenzo, figlio di Paolo, è il protagonista di questo primo romanzo. Cresciuto a stretto contatto con l’impresa di famiglia, dopo la prematura morte del padre, affianca lo zio Ignazio nell’aromateria e contribuisce alla crescita di quel nome, i Florio, che l’aristocrazia palermitana continua a pronunciare con disprezzo. Vincenzo non ci sta ad essere considerato come un «facchino» a causa delle umili origini ormai solo uno sbiadito ricordo della miseria che fu. La voglia di rivalsa gli brucia nelle vene tanto che lavorando sodo e grazie all’intuito e al grande fiuto per gli affari fa di quel nome uno dei più potenti di Sicilia.
Ogni capitolo, preceduto da un breve quadro storico, ha il titolo delle merci – spezie, seta, cortice, zolfo, pizzo, tonno e sabbia – che sotto le mani dei Florio si trasformano in oro e mentre gli anni scorrono veloci, attraverso una scrittura coinvolgente, la Storia risorgimentale riemerge e scandisce il tempo di questa saga familiare.
E la storia trova rifugio nei luoghi seducenti in cui si muovono personaggi e situazioni: Palermo con le sue strade, l’incessante via vai di carrozze tra le botteghe e i palazzi nobiliari; le navi che entrano in porto cariche di uomini e merci da paesi lontani; l’isola di Favignana e la sua tonnara; Marsala dove «il vino dei poveri» diventa bevanda dei re.

Ma narrare una vicenda così lunga e ricca di eventi – il primo romanzo si dipana nell’arco di quasi un secolo – è una vera sfida che l’autrice sceglie di risolvere in modo dinamico, soffermandosi sui personaggi quanto basta per caratterizzarli e raccontando gli avvenimenti con un ritmo rapido che invoglia il lettore a volerne sempre di più.
I dialoghi e le immagini che vengono fuori dallo stile quasi teatrale dell’autrice, uniti all’ambientazione storica e al fascino dei luoghi non solo conquistano i lettori ma risultano adatti per un ottimo prodotto televisivo che, se ben fatto, può attirare un gran numero di spettatori e eguagliare il successo de L’amica geniale.
Le premesse ci sono, adesso non ci resta che attendere!
Per la foto di Stefania Auci, copyright: Cristina Dogliani
Per la foto di Vincenzo Florio, copyright: Wikipedia