La fine di The Affair. Mettiamo un punto (di vista) alla serie

ATTENZIONE: Questo articolo contiene SPOILER, se seguite la programmazione in italiano e non volete anticipazioni non leggete prima del 10 dicembre!

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Il 3 novembre negli Stati Uniti è andata in onda l’ultima puntata della quinta, nonché conclusiva, stagione di The Affair, la serie tv dalla moltitudine di punti di vista, in onda in Italia su Sky Atlantic dal 5 novembre.

the affair poster 5

The Affair ha chiuso i battenti là dove tutto è iniziato, nella cittadina costiera di Montauk, sulla punta nord orientale di Long Island, quel lembo di terra e sabbia nota per essere un’ambita meta turistica per i vacanzieri provenienti per lo più dalla Grande Mela. Non solo ai newyorkesi ma anche agli appassionati di telefilm il nome Montauk suonerà conosciuto dato che questa cittadina ha fatto da sfondo a diverse serie di successo.

montauk-lighthouse
Fotografia di William McBride

Ad esempio Revenge, ovvero il moderno Conte di Montecristo al femminile. In realtà tutta la contea di Suffolk – in particolare gli Hamptons, resi già celebri dal romanzo di Francis Scott Fitzgerald, Il grande Gatsby – è menzionata in tante serie tv, da Gossip Girl alla più recente Succession, proprio in quanto meta turistica di lusso.

Se siete già in astinenza da The Affair e volete respirare le atmosfere della serie tv dovete sapere che molte delle locations trovano riscontro nella realtà. Il faro, la spiaggia, le case e anche il famoso Lobster Roll esistono davvero. Il locale, intorno al quale ruota tutta la serie, si trova a poche miglia dal centro cittadino, sulla Montauk Highway ed è uno dei tanti ristorante della zona dove poter gustare i classici panini all’aragosta.

The lobster roll 2

I luoghi storici di questa serie tv tornano nelle ultime puntate dopo la scelta degli sceneggiatori, di spostare, già da un paio di stagioni, il fulcro della storia nell’assolata California. Tra un disastroso incendio boschivo e l’imminente matrimonio di Witney – figlia maggiore di Noah e Helen – nella villa dei nonni, si torna finalmente alle vecchie atmosfere, al vento gelido che sferza le spiagge, alla furia dell’oceano, all’intensa foschia, ai colori che sembrano usciti da un dipinto di Edward Hopper, in poche parole, ai paesaggi suggestivi dell’East Coast.

Noah dance The whole of the moon

The Affair termina proprio con lui, il protagonista, lo scrittore Noah Solloway, ormai anziano, sulla scogliera di Montauk, intento a ballare sulle note di The whole of the moon – il successo dei Waterboys è interpretato da Fiona Apple, l’autrice della sigla – la coreografia del flash mob matrimoniale, destinato a diventare un vero e proprio cult.

La scelta musicale in questa puntata risulta perfetta. Dal flash mob, già annunciato nelle puntate precedenti quando Noah e la figlia cantano i Waterboys in auto, alla voce del cantautore Mason Jennings. Le sue canzoni accompagnano piacevolmente l’intero matrimonio e la fuga di Helen al motel di Noah. L’altra indimenticabile evasione, questa volta dei fratelli Solloway, aiutati da uno spericolato Bruce Butler è sulle note di She will have her way di Neil Finn e anticipa la commovente volata finale.

The Affair Motel

Non sono molte le occasioni in cui possiamo affermare che la musica giochi un ruolo fondamentale in The Affair ma quelle poche volte si può dire che centri davvero il bersaglio. Memorabile è la versione di Scotty Lockhart di The house of the rising sun, la notte in cui viene investito, omicidio che ricordiamo è uno dei fili conduttori della serie. Da una parte ci sono le inquadrature sul volto di Allison, colpevole di celare la vera identità del padre di Joanie, dall’altra invece la voce graffiante di Scotty che ha intuito la verità. Il tutto condito dalla canzone degli Animals che impreziosisce la sequenza. Intensa è anche la scena dell‘“esorcismo” compiuto da Cole a Morro Bay, per liberarsi dell’amore per Allison, accompagnata dalla struggente The night we met di Lord Huron, già ascoltata, in tutta la sua potenza emotiva, nella serie tv 13 reasons why. 

Un’altra scelta riuscita, non solo dell’ultima puntata ma dell’intera quinta stagione, è l’aggiunta della storyline  dal futuro con una Joanie adulta che scopre la verità sulla morte della madre. L’idea di mostrare il 2054 è funzionale alla chiusura del cerchio e a creare un finale realmente conclusivo. In fondo questa è una stagione in cui tutti i nodi vengono al pettine e anche il viaggio di perdizione iniziato da Noah con la sua relazione extraconiugale giunge a toccare il punto più basso. Con le accuse di molestie, il cappio attorno al collo del protagonista si stringe sempre di più mettendo totalmente a repentaglio ogni rapporto umano, in particolare quello, già compromesso, con i figli. 

He can’t just go back to his wife, he destroed everything” dice Noah a Sasha Mann che vuole riscrivere il finale della storia. Tutti devono pagare per i loro peccati ma in fondo Noah non  ha già pagato abbastanza, anche per i crimini che non ha commesso? E allora sta ad Helen, il personaggio meglio scritto di tutta la serie, gettare la spugna con la sua proverbiale schiettezza: “I don’t know what I’m gonna try to prove, I mean, if we both die and you never find out that I still love you. What, do i win a prize or something?

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Ed è tutto qui. C’è una tresca – più di una in realtà – qualche divorzio, un paio di omicidi, un’ indagine, una serie infinita di risvolti emotivi, vari colpi di scena e poi il tanto atteso ritorno a casa ma è il gioco dei punti di vista a rendere unica questa serie. E’ solo ascoltando la storia narrata in prima persona, ogni volta da un diverso punto di vista, che riusciamo a comprendere le ragioni dei personaggi e le loro percezioni. Solo nell’ultimo episodio i punti di vista si normalizzano, si oggettivizzano e agli spettatori non è più richiesto di conoscere le sensazioni dei personaggi ma solo di vedere il risultato finale nel suo insieme. Il narratore onnisciente è pronto a mostrarci “the whole of the moon”.  


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