L’espressione del volto dice tutto ed è migliore di mille parole! Con questo spirito nasce Memoji Review, la rubrica settimanale sui libri. Ogni settimana troverete quattro recensioni veloci con l’ausilio delle memoji.
Viola Ardone – Il treno dei bambini
Mi sono innamorata di Amerigo, il piccolo protagonista di questo romanzo. E poi la scrittura dell’autrice e quel tocco delicato con il quale descrive una pagina della storia del dopoguerra mi hanno letteralmente conquistata.
Qui troverete la mia recensione completa.
L’ho scelto perché: mi piacciono le storie viste con gli occhi dei bambini. In particolare ho amato Molto forte, incredibilmente vicino di Jonathan Safron Foer ed ero alla ricerca di qualcosa che me lo ricordasse nel linguaggio e nei meccanismi di pensiero del giovane protagonista. Non solo ho fatto centro ma ho anche scoperto una bellissima vicenda di solidarietà che non conoscevo.
Celeste NG – Tanti piccoli fuochi
Che dire? Sarà che è ambientato sul finire degli anni ’90 e che per certi versi mi ha ricordato le atmosfere dei teen drama alla Dawson’s Creek; sarà che l’autrice ha saputo creare un intreccio coinvolgente con un pizzico di mistero che stuzzica la lettura; sarà che i personaggi sono delineati in maniera splendida e che le situazioni sono ben strutturate ma io questo libro l’ho divorato in un paio di giorni e ne vorrei ancora.
L’ho scelto perché: ho visto la prima puntata della serie tv Little fires everywhere che è tratta dal libro. Mi è molto piaciuta perciò prima di continuare con la visione ho preferito leggere il romanzo.
Linda Tugnoli – Le colpe degli altri
È un bel thriller ambientato sui monti piemontesi. C’è un omicidio e un giardiniere che gioca a fare il detective mentre tenta di fuggire dai propri demoni. Se vi piacciono le atmosfere alla Alfred Hitchcock de La donna che visse due volte è il romanzo che fa per voi.
L’ho scelto perché: mi è stato proposto di recensirlo e sono molto contenta di averlo fatto. Cliccate qui se volete saperne di più.
Isaac B. Singer – La famiglia Moskat
Devo premettere che sono un’appassionata della cultura yiddish, della letteratura ebraica nordamericana e di tutto quel mondo – il “mondo di ieri” per citare Stefan Zweig – che purtroppo non esiste più, spazzato via dagli orrori dell’Olocausto, perciò per me, tutta la produzione di Singer, primo premio Nobel in lingua yiddish, è il massimo. Detto ciò, se avete voglia di leggere una saga familiare corale – ci sono moltissimi personaggi e tre alberi genealogici all’inizio del romanzo per districarsi nel prosieguo della storia –, corposa – sono quasi settecento pagine – e che abbracci mezzo secolo di storia avete per le mani il libro giusto.
L’ho scelto perché: Singer delinea un mondo affascinante – la Varsavia del primo Novecento – e lo fa mostrando tutte le sfaccettature del popolo ebraico, con tutti i pregi e i difetti.