Resoconto del viaggio alla scoperta della dozzina del Premio Strega 2021

In questo articolo vi racconto il mio viaggio alla scoperta della dozzina della LXXV edizione del Premio Strega e vi svelo la mia “cinquina che vorrei” in attesa dell’annuncio dei finalisti il 10 giugno.
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Il mio viaggio alla scoperta della dozzina è iniziato il 22 marzo con l’annuncio dei dodici libri candidati. Qualche autore lo conoscevo già, altri mi erano completamente sconosciuti e i dodici libri per me erano ancora tutti da scoprire. Complice il coprifuoco e le attività ludico-ricreative inesorabilmente limitate dalla pandemia, mi sono detta: “quest’anno ci sono le condizioni favorevoli per leggere tutti i libri candidati e non solo alcuni titolo pescati dalla cinquina”. E così è stato!

Il primo romanzo con cui ho aperto la mia piccola impresa, da buona abruzzese, non poteva che essere quello della mia corregionale Donatella Di Pietrantonio. Il mio viaggio è partito dal Borgo Marino Sud di Pescara in compagnia de l’Arminuta, per poi approdare sulle spiagge di Torvajanica con Roberto Venturini, Sandra e Raimondo. Ho conosciuto le due vite di Pia Pera e Rocco Carbone attraverso gli occhi del critico letterario Emanuele Trevi. Ho sopportato lo sfogo di Teresa Ciabatti, irritante ed irresistibile al tempo stesso. Ho vissuto i tanti 17 giugno di Mario e subito tutte le sue ripetizioni. Ho amato follemente il romanzo di Giulia Caminito. Ho passato un’estate nell’Agro Pontino con gli adolescenti di Adorazione e mi sono commossa con l’intenso lirismo di Maria Grazia Calandrone. Ho esplorato tutte le case di Andrea Bajani. Ho ripercorso la storia del secolo scorso e gli orrori dell’Olocausto attraverso le pagine di Edith Bruck. Ho seguito le «rette parallele» di Elia ed Ernesto e nell’ultima tappa del mio viaggio sono approdata a Parigi dove Maddalena mi ha raccontato di lei, di sua sorella Nina e della loro vita da «orfane senza esserlo».

I romanzi di quest’anno parlano quasi tutti di famiglie, di vite vissute tra le quattro mura domestiche. Le case hanno un qualcosa di speciale nella maggior parte dei libri candidati perché contenitori non solo materiali ma soprattutto emotivi. Lo sono le case metaforiche e reali descritte da Bajani, lo sono le case in ristrutturazione di Petruccioli, lo sono le case in cui vive Gaia, la protagonista de L’acqua del lago non è mai dolce, lo è «la casa delle bambine» di Cara pace. I rapporti fra fratelli e sorelle si ripropongono in mille modi diversi eppure assai simili in particolare in Borgo Sud e Cara Pace. Rapporti tra sorelle li troviamo anche in Sembrava bellezza.

I romanzi della dozzina si muovono quasi tutti tra il memoir e l’autofiction. Non si sa dove inizia la finzione e dove finisce la realtà ma c’è tanta vita vera, tanto vissuto.

E poi ci sono tante donne forti. Le figura femminili presentate in questi romanzi sono davvero interessanti e tutte da scoprire. Si prestano a bei confronti. Penso alla madre di Gaia, Antonia la Rossa, autoritaria e battagliera ma anche alla femminista Sarabanda e a Gloria «esile, slanciata, sradicata, un giunco che oscillava nella furia della propria autodifesa».

Però si ride poco con questa dozzina. Sono storie costellate da tragedie, rinascite o baratri insormontabili. Per la ventata di leggerezza ci pensa Venturini con L’anno che a Roma fu due volte Natale, anche se il suo è un riso amaro e c’è tanto disagio nei grotteschi personaggi che popolano il Villaggio Tognazzi e i ricordi del tempo che fu. Ma è il romanesco a dare quel tocco di colore in più che non guasta mai!

Giunta al termine del viaggio ho immaginato la mia “cinquina che vorrei” e ve la lascio qui, in ordine alfabetico, non di preferenza. Fra un paio di giorni scopriremo se e quanti dei miei titoli andranno in finale:

Maria Grazia Calandrone – Splendi come vita

 

Giulia Caminito – L’acqua del lago non è mai dolce

Donatella Di Pietrantonio – Borgo Sud

Daniele Petruccioli – La casa delle madri

Emanuele Trevi – Due vite

E voi che ne pensate? Quali sono i vostri titoli preferiti? Fatemi sapere la vostra “cinquina che vorrei”!


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